La necessità di una pena reversibile: il sistema statunitense e gli errori giudiziari insanabili

Recentemente sulla testata Forbes è stata pubblicata una ricerca circa la condizione dei detenuti nel Braccio della Morte negli Stati Uniti. Tale ricerca si basa sui dati forniti, essenzialmente, da due autorità: il “Bureau of Justice Statistics”, che si occupa di monitorare la situazione dei reclusi, e il “Death Penalty Information Center”, il cui compito è archiviare e studiare le informazioni inerenti ai condannati che successivamente sono stati assolti. In base a questa ricerca, la quale tiene conto esclusivamente del sistema penitenziario Statunitense (e a questo soltanto dunque si riferiscono tutte le informazioni e considerazioni qui trattate),  il 4% dei condannati alla pena di morte risulta, poi, innocente. Dal 1973 al 2004 le condanne capitali sono state 7’482, di queste il 13% è stato attualmente eseguito. Questo significa che, dal 1973 al 2004, la vita di 39 persone è finita, per mano del Governo Statunitense, per errore. Trentanove persone innocenti, non colpevoli di alcun crimine, sono state giustiziate. Ebbene sì, perché giustiziare significa “sottoporre a esecuzione capitale, in seguito a regolare condanna penale” (Enciclopedia Treccani). Non si tratta dunque di terroristi, di pirati o di nazisti nostalgici: nella nostra evoluta e modernissima Società sono ancora i Governi che giustiziano. Continue reading “La necessità di una pena reversibile: il sistema statunitense e gli errori giudiziari insanabili”